Pubblicato il 19 febbraio 2014 | Categoria: Dieta come terapia, Diete
La sindrome dell’intestino irritabile è una condizione molto comune che si riferisce ad una vasta gamma di sintomi che variano da una persona a persona.
I sintomi più comuni della sindrome dell’intestino irritabile sono:
Alcuni accorgimenti possono essere di grande aiuto se si soffre di sindrome dell’intestino irritabile.
E’ molto importante consumare regolarmente i pasti previsti dalla propria dieta, non saltare i pasti e non consumare i pasti in tarda serata. Non consumare i pasti frettolosamente: è buona abitudine consumare i pasti lentamente, masticando bene il cibo. Anche l’esercizio fisico, come la bicicletta, il nuoto e le passeggiate a piedi, possono essere di aiuto.
Per verificare se sussistono delle relazioni tra i sintomi ed i pasti, può essere una buona abitudine tenere un diario alimentare in cui annotare i pasti consumati e gli eventuali sintomi avvertiti. I sintomi non sono causati da ciò che si è appena mangiato, ma dai pasti consumati ore prima o il giorno prima. E’ bene ricordare inoltre che, se si apportano delle modifiche al proprio regime alimentare, bisogna dare al proprio corpo un po’ di tempo per adattarsi alle modifiche.
E’ opportuno apportare dei cambiamenti nel proprio regime alimentare e nelle proprie abitudini in base ai sintomi che si avvertono.
Il dottor Nando Gallese, specialista in chirurgia generale, a proposito della sindrome dell’intestino irritabile dice che “una diagnosi di esclusione, cioè viene fatta quando, dopo tutti gli opportuni accertamenti eseguiti, non sono emerse alterazioni riscontrabili”.
Alcuni accorgimenti nella propria dieta possono aiutare se si avverte flatulenza e gonfiore addominale.
E’ opportuno limitare il consumo di frutta a 3 porzioni al giorno, una delle quali può essere costituita da frutta secca; anche il consumo di succhi di frutta va limitato ad un bicchiere al giorno.
Bisogna includere nei cinque pasti giornalieri raccomandati anche le verdure. Va ridotto il consumo di amidi resistenti.
Può essere d’aiuto introdurre nel proprio regime alimentare il consumo di avena e semi di lino.
Ogni porzione di frutta fresca non deve essere superiore a 80 grammi. I frutti ideali che possono costituire una porzione di frutta sono una mela, una banana, una pera, un’arancia, metà pompelmo, una fetta di melone o una fetta ananas. E’ possibile mangiare due prugne, una manciata di uva, o di ciliegie, o di frutti di bosco, oppure tre cucchiai di macedonia di frutta. Una porzione giornaliera di frutta può essere costituita anche da 25 grammi di frutta secca che corrispondono ad un cucchiaio colmo di uvetta, o fichi, o albicocche. Una porzione di verdure di circa 80 grammi corrisponde a tre cucchiai di verdure oppure ad una ciotola di insalata.
Gli amidi resistenti sono gli amidi presenti negli alimenti che non vengono digeriti completamente dal corpo. Gli amidi resistenti, una volta nell’intestino, fermentano producendo gas intestinali.
Per ridurre la flatulenza ed il gonfiore è consigliabile provare a ridurre l’apporto dei seguenti alimenti:
• legumi, cereali integrali, mais, banane verdi e muesli che contiene la crusca;
• patate poco cotte o riscaldate, o granoturco/mais: è opportuno consumare questi alimenti appena cotti e ancora caldi;
• patatine, cialde fritte, riso fritto: è preferibile consumare patate al forno o riso bollito;
• pane parzialmente cotto o riscaldato: è più indicato il consumo del pane fresco;
• prodotti alimentari trasformati, come patate, insalata di pasta, biscotti e torte;
• piatti pronti che contengono pasta o patate, come le lasagne, il pasticcio di carne, il formaggio o i maccheroni;
• pasta secca: è consigliabile consumare pasta fresca.
Bisogna reintegrare i liquidi persi bevendo molto, almeno 8 bicchieri al giorno di acqua o bevande senza caffeina come la spremuta, il tea alle erbe.Sono da evitare invece gli alcolici che non devono essere assunti tutti i giorni; in ogni caso bisogna limitare il consumo ad un massimo di due bicchieri di alcolici al giorno. Bisogna inoltre limitare il consumo di bevande che contengono caffeina, come il caffè, la cola, il tea, ad un massimo di tre tazze al giorno.
E’ opportuno limitare l’assunzione di fibre derivanti da pane integrale, crusca, cereali, noci e semi, ad eccezione dei semi di lino. La diarrea può essere causata anche da un elevato consumo di cibi grassi, come patatine, cibi da fast food, hamburger e salsicce e dolci. Bisogna limitarne il consumo, e prediligere cibi a basso contenuto di grassi.
Se il sintomo che si avverte è la diarrea, si possono adottare parte dei consigli validi in caso di gonfiore e flatulenza. In particolare, anche in questo caso è bene limitare il consumo di frutta fresca e secca a tre porzioni al giorno, i succhi di frutta a un bicchiere al giorno, e limitare l’assunzione di cibi ricchi di amidi resistenti.
In caso di costipazione, la fibra alimentare può essere di aiuto, ma può causare la formazione di gas intestinali, i crampi dolorosi, il gonfiore, la flatulenza e la diarrea. Se si rende necessario aumentare l’apporto di fibre, è bene aumentare gradualmente l’apporto, perché l’aumento improvviso può peggiorare i sintomi.
Per alleviare la costipazione è consigliabile consumare i cereali integrali, insieme a frutta e verdure, consumando al massimo una porzione extra per due giorni. L’avena e i semi di lino sono buone fonti di fibre, che aiutano ad ammorbidire le feci e rendere più facile il loro passaggio nell’intestino; possono costituire un valido aiuto anche se si avverte gonfiore e flatulenza. Bisogna ricordare che è necessario garantire un buon apporto di liquidi al corpo, bevendo almeno otto bicchieri al giorno di bevande senza caffeina.
Considerato che i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile peggiorano dopo i pasti, è normale immaginare che il cibo sia la causa.
Le allergie alimentari sono piuttosto rare e, in ogni caso, non causano i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile. Tuttavia, i sintomi IBS potrebbero essere causati dalla presenza di intolleranze alimentari. Per verificare se si è affetti da intolleranze alimentari è opportuno rivolgersi al proprio medico