I pro e i contro del pesce crudo

Pubblicato il 22 luglio 2016 | Categoria: Featured, Valori nutrizionali, Valori nutrizionali del pesce

Pesce crudo: i rischi

Si è diffuso sempre più, negli ultimi anni, il consumo di pesce crudo, che, in passato, riguardava principalmente i prodotti marinati, dalle alici alle cozze alle ostriche, e così via.

Oggi, invece, il pesce crudo include anche i carpacci di tonno, pesce spada, dentice, orata e molte altre categorie, soprattutto a causa della grande diffusione che sta avendo la cucina giapponese in Italia.

Il pesce crudo è un alimento che può portare molti benefici all’organismo ma, allo stesso tempo, anche molti danni.

Vediamo insieme quali sono i pro e i contro di questo alimento.

I benefici del pesce crudo

I principali benefici del pesce crudo derivano da:

  • 16-20% di proteine ad alto valore biologico;
  • assenza di fibre alimentari;
  • apporto di vitamina B;
  • poca quantità di glucidi;
  • notevole apporto di ferro, iodio, fosforo e sodio;
  • quantità variabili di colesterolo.

Il consumo di pesce previene le patologie cardiovascolari e modera l’apporto energetico dell’alimentazione.

Inoltre, in base al contenuto di acidi grassi essenziali omega3, i pesci vengono classificati in:

  • magri: hanno un apporto di grassi inferiore al 5% e sono, ad esempio, la sogliola, l’orata, il rombo, il luccio, la trota, le alici, il filetto di tonno, ecc..;
  • semigrassi: hanno un apporto di grassi che va dal 5% al 10% e sono, ad esempio, la sarda, la carpa, la triglia, ecc.;
  • grassi: hanno un apporto di grassi superiore al 10% e sono, ad esempio, l’anguilla, lo sgombro, il salmone, la ventresca di tonno, ecc.

Il quantitativo e la qualità dei lipidi dipendono dalla provenienza e, in caso di allevamento, dall’alimentazione.

I rischi del pesce crudo

Una frequente alimentazione ricca di pesce crudo può comportare molte patologie, tra le quali:

  • intossicazioni: se gli alimenti sono contaminati da alghe o tossine batteriche;
  • infezioni: se gli alimenti sono contaminati da batteri o virus;
  • tossinfezioni: se gli alimenti sono contaminati da batteri patogeni o tossine;
  • parassitosi: se gli alimenti sono contaminati da organismi patogeni come larve o amebe.

Molti molluschi bivalvi, spesso, trattengono i microorganismi patogeni che, se non neutralizzati durante la cottura, originano malattie, spesso anche gravi, come:

In Italia, negli ultimi anni, è aumentato il numero di diagnosi di patologie collegate all’aumento di consumo di pesce crudo. Tra queste patologie abbiamo:

  1. parassitosi intestinale da Anisakis: l’anisakis è un organismo che, nei pesci, si trova sottoforma di larva e nei mammiferi progredisce modificandone il metabolismo; infatti, il parassita ha la capacità di migrare nei tessuti muscolari dell’animale. Il miglior rimedio, per evitare la anisakidosi è, quindi, sviscerare il pesce dopo la cattura.
  2. difillobotriasi: il Diphillobotrium Latu è un organismo patogeno che infetta l’uomo e, anche l’espulsione tramite feci, dà vita a circa 1000000 di uova che, poi, infettano piccoli crostacei che vivono nelle acque fluviali.
  3. clonorchiasi (Opistorchiasi) sinesi: è causata da alcuni vermi parassiti che, spesso, dopo esser stati ingeriti, si insediano nei dotti biliari e possono danneggiare il fegato.

In Italia, dal 1997 sono in vigore delle leggi che vietano la vendita e la somministrazione di pesce crudo se non tenuto per almeno 24 ore a temperature di -20°.

Nonostante ciò, è sempre meglio limitare il consumo di pesce crudo e non mangiarlo in luoghi nei quali non si ha certezza delle pratiche igieniche. I vantaggi del pesce crudo, come abbiamo visto, esistono, ma contemporaneamente, vi sono anche molti rischi, quindi si consiglia di fare sempre molta attenzione.

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